Illustrazione per l'articolo sulla stanchezza da pandemia di Mind of Joy Consulting

Stanchezza da Pandemia: come contrastarne gli effetti nelle aziende?

È passato un anno da quando la pandemia di Covid-19 ci ha colpito.

Nel gennaio 2020 in Europa, abbiamo iniziato a parlare seriamente della diffusione di un virus sconosciuto al grande pubblico e il mese successivo siamo entrati in un primo rigido confinamento.

Da allora, abbiamo vissuto speranze, disillusioni, parziali libertà estive, coprifuochi, l’arrivo dei primi vaccini ma anche quello delle prime varianti del virus. Ci troviamo, adesso, stanchi della situazione e con la prospettiva di una fine vicina ancora incerta.

Effetti collaterali diversi ma ugualmente importanti

La gravità della situazione ha richiesto l’attuazione di decisioni estreme, con un impatto senza precedenti sulla vita quotidiana delle persone. Viviamo in un contesto di vincoli sanitari e di crisi economica e sociale e tutto questo ha varie conseguenze psicologiche e fisiche.

Nel corso di questi 12 mesi, il nostro equilibrio è stato messo a dura prova da emozioni disturbanti come la paura o l’ansia legate ai rischi immediati per la salute o alle incertezze economiche presenti e future. Sicuramente, non tutti sono stati colpiti dalla pandemia nello stesso modo, e tuttavia nessuno è sfuggito ad alcuni dei suoi effetti negativi.

Anche in chi non è stato personalmente colpito dalla perdita o dalla malattia di una persona cara, l’imposizione di cambiamenti radicali nei comportamenti ha alimentato la sofferenza di essere privati del proprio stile di vita e delle abitudini sociali. In alcuni casi, questo ha creato un maggiore senso di isolamento e solitudine, in altri noia e compensazione compulsiva, e una sensazione di sovraccarico per le persone costrette a vivere in spazi familiari ristretti.

La stanchezza per la situazione influisce sulle nostre funzioni cognitive, sulla nostra capacità di gestire le emozioni e sulle relazioni con gli altri.

Oggi risentiamo della stanchezza dell’essere stati esposti per oltre un anno a tensioni mentali e fisiche che peggiorano le nostre funzioni cognitive, la nostra capacità di gestire le emozioni, le nostre relazioni con gli altri, la nostra capacità di rispondere a situazioni difficili, il nostro bisogno di senso e di aspirazioni. In poche parole il nostro benessere generale è compromesso e la ricerca1Understanding the Stress Response: The Chronic Activation of this Survival Mechanism Impairs Health. (2020) Harvard Health Publishing. + A. Mariotti, The effects of chronic stress on health: new insights into the molecular mechanisms of brain–body communication. (2015) Future Science OA, vol. 1, no. 3. ha dimostrato che l’attivazione cronica del nostro sistema di risposta a situazioni stressanti produce effetti negativi sul corpo e sul cervello: per questo è importante prenderli in considerazione e implementare azioni in grado di contrastare questi effetti.

Cos’è la "Stanchezza da Pandemia"?

Come se non bastassero gli effetti negativi della pandemia, la durata della crisi diventa purtroppo un fattore aggravante. Il peso dei limiti imposti agli individui crea, col tempo, una fatica psicologica che tende a rendere più difficile l’accettazione della situazione e a minimizzare l’adesione alle misure da seguire.

Oggi, tutti gli stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)2Pandemic Fatigue: Reinvigorating the public to prevent COVID-19. Policy framework for supporting pandemic prevention and management. (2020) World Health Organization Regional Office for Europe. segnalano la comparsa nei propri cittadini di sintomi di quella che viene definita “Stanchezza da Pandemia” (Pandemic Fatigue).

Il termine “stanchezza” è usato proprio nel suo significato comune di stato di esaurimento.
Si tratta di un vero e proprio problema sociale e politico, poiché questo stato porta a una diminuzione della percezione del rischio del virus e a una demotivazione degli individui nei confronti dei gesti-barriera, riducendo direttamente l’efficacia della lotta alla pandemia.

Questa stanchezza porta a uno stato psicologico in cui le perdite individuali (libertà d’azione, relazioni sociali ed economiche, ecc.) causate dalla situazione iniziano a essere percepite come più importanti dei rischi e delle conseguenze del virus stesso.

Come ne sono colpite le aziende?

Come sappiamo, l’individuo rimane lo stesso, sia nel suo contesto personale che in quello professionale. Oggi, con i limiti imposti agli spostamenti e il lavoro a distanza, è qualcosa di ancora più evidente, ed è per questo che le aziende e le organizzazioni sono direttamente colpite dagli effetti della stanchezza da pandemia.

Prima di tutto, il rischio di vedere i dipendenti infettati dal virus è più alto se i gesti-barriera non sono rispettati correttamente. Quando le persone lavorano in presenza, il rischio di infettare più persone contemporaneamente è ancora maggiore.

In ogni caso, l’aspetto che ha il maggior impatto sulle organizzazioni è il peggioramento dello stato psicologico dei propri dipendenti. Questo aspetto deve essere preso in seria considerazione perché sappiamo, grazie alle neuroscienze3A. J. Porcelli and M. R. Delgado, Stress and decision making: effects on valuation, learning, and risk-taking. (2017) Current Opinion in Behavioral Sciences, vol. 14. + B. S. McEwen and R. M. Sapolsky, Stress and cognitive function. (1995) Current Opinion in Neurobiology, vol. 5, no. 2., che lo squilibrio psicologico ed emotivo influisce direttamente sulle capacità cognitive, sul processo decisionale e sulla qualità delle relazioni professionali.

Come agire a livello di Risorse Umane?

Anche se la situazione attuale è difficile, la buona notizia è che ci sono diverse strategie possibili per aiutare i gruppi di lavoro e i dirigenti a ritrovare la giusta prospettiva e ad aumentare il proprio livello di benessere nel quotidiano.

Siccome l’impatto della stanchezza da pandemia è a più livelli, le soluzioni devono riguardare non solo la riorganizzazione dei metodi e dei processi di lavoro, ma anche le conseguenze emotive derivanti dalle circostanze difficili.

Si parla molto di resilienza in questo periodo, ma evocarla come un amuleto con il potere di rimuovere le difficoltà sarebbe davvero fuorviante. La resilienza è una capacità innata che gli esseri umani possiedono di affrontare eventi inaspettati e sapersi riprendere dai contraccolpi che questi eventi hanno creato.

Le aziende possono aiutare i propri dipendenti ad aumentare la propria resilienza attraverso una formazione specifica che integra i risultati della ricerca nelle neuroscienze, nella psicologia e sociologia.

Tuttavia, la capacità di riprendersi dalle avversità differisce da persona a persona, ed è per questo che è importante che le aziende e le organizzazioni aiutino i propri dipendenti ad aumentare la capacità di resilienza attraverso una formazione specifica4I. T. Robertson, C. L. Cooper, M. Sarkar, and T. Curran, Resilience Training in the Workplace from 2003 to 2014: A Systematic Review. (2015) Journal of Occupational and Organizational Psychology, vol. 88, no. 3.. Ciò richiede di analizzare i meccanismi cerebrali ad essa associati e le pratiche di addestramento mentale che promuovono un migliore equilibrio tra le funzioni esecutive e quelle emotive.

Due elementi importanti nel determinare la nostra capacità di resilienza dipendono da come inquadriamo le difficoltà e come analizziamo la situazione. Quali soluzioni o cambiamenti sono possibili e quali aspetti, al contrario, sono al di fuori della nostra capacità di intervento. Il cd. reframing5J. T. Buhle et al., Cognitive Reappraisal of Emotion: A Meta-Analysis of Human Neuroimaging Studies. (2014) Cerebral Cortex, vol. 24, no. 11. + A. S. Troy, F. H. Wilhelm, A. J. Shallcross, and I. B. Mauss, Seeing the Silver Lining: Cognitive Reappraisal Ability Moderates the Relationship Between Stress and Depressive Symptoms. (2010) Emotion, 10 (6). è sostenuto da pratiche che promuovono la rivalutazione cognitiva costruttiva delle circostanze. L’accettazione, invece, si riferisce alla comprensione di ciò che Fred Luskin, nel suo libro Forgiving for Good, chiama le “regole inapplicabili”, le situazioni su cui non abbiamo controllo. Accettare serve a evitare che la frustrazione legata a questo tipo di situazioni ci trascini in un blocco psicologico che pesa inutilmente sulla qualità della nostra vita e sulle nostre competenze professionali6A. J. Shallcross, A. S. Troy, M. Boland, and I. B. Mauss, Let It Be: Accepting Negative Emotional Experiences Predicts Decreased Negative Affect and Depressive Symptoms. (2010) Behaviour Research and Therapy, vol. 48, no. 9..

La capacità di applicare queste due strategie – il reframing e l’accettazione – richiede l’abilità di osservare la propria attività mentale e di familiarizzarsi con gli schemi psicologici che abbiamo costruito nel tempo. Sviluppare la capacità di osservare la propria mente e i suoi processi ci richiede di allenarci alla consapevolezza e alla concentrazione.

Rafforzare la resilienza significa agire su diversi livelli di competenze umane: concentrazione e consapevolezza, gestione delle emozioni, abilità prosociali, benessere soggettivo, coltivare ciò cha ha valore e impegno.

Inoltre, quando ci troviamo di fronte a situazioni stressanti o difficili, le competenze emotive diventano essenziali7M. M. Tugade, B. L. Fredrickson, and L. Feldman Barrett, Psychological Resilience and Positive Emotional Granularity: Examining the Benefits of Positive Emotions on Coping and Health. (2004) Journal of Personality, vol. 72, no. 6.. Per svilupparle, abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione al mondo delle emozioni che ci permetta di migliorare la capacità di riconoscerle, nominarle e gestirle nel modo più costruttivo.

Per rafforzare la resilienza, dobbiamo anche considerare l’importanza delle abilità prosociali8J. Hu and R. Liden, Making a Difference in the Teamwork: Linking Team Prosocial Motivation to Team Processes and Effectiveness. (2015) Academy of Management Journal, vol. 58, no. 4.e valutare come ristabilire i legami sociali interrotti, migliorare la comunicazione interpersonale e avere gli strumenti adatti a gestire un numero crescente di conflitti.

Essere più resilienti significa inoltre agire sulle leve di quello che gli scienziati chiamano benessere soggettivo. Oggi sappiamo quali sono le strategie mentali e comportamentali capaci di migliorarlo a livello fisico e psicologico nella vita di tutti i giorni9S. Lyubomirsky, K. M. Sheldon et D. Schkade, Pursuing Happiness: The Architecture of Sustainable Change. (2005) Review of General Psychology, vol. 9. + J. E. A. Russell, Promoting Subjective Well-Being at Work. (2008) Journal of Career Assessment, vol. 16, no. 1..

Infine, la resilienza si basa anche sulla capacità di rimanere focalizzati su ciò che per noi ha valore e sull’impegno10A. S. Heller et al., Sustained Striatal Activity Predicts Eudaimonic Well-Being and Cortisol Output. (2013) Psychol Sci, vol. 24, no. 11. necessari ad alimentare un comportamento costruttivo nelle nostre attività personali e professionali.

Per contrastare i rischi associati alla stanchezza da pandemia, le aziende sono certamente chiamate a mettere in atto misure di prevenzione appropriate e nuovi metodi di lavoro, ma devono soprattutto aiutare i propri collaboratori a dotarsi dell’attitudine mentale e delle competenze che servono a ritrovare equilibrio, forza e impegno anche in una situazione come quella attuale.

Si dice che la cosa peggiore di una crisi è sprecarla. Quindi sì, è possibile per le aziende sperimentare una crescita post-traumatica se sostengono i propri gruppi di lavoro e i propri dirigenti nel rafforzare quelle che in Mind of Joy Consulting chiamiamo Competenze Umane Strategiche.

Valentina Dolara & Laurent van Steenkiste

Illustrazione di Luana Lloyd

Condividi questo articolo: